Olio d'oliva, occhio al trabocco. Entra in vigore la legge contro la sofisticazione dell'olio d'oliva al ristorante.
Martedì scorso è entrata in vigore la disposizione che prevede, per effetto dell’attuazione dell’art. 18 della legge 30 ottobre 2014, n. 161, “Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2013-bis”, che gli oli di oliva vergini proposti in confezioni nei pubblici esercizi, fatti salvi gli usi di cucina e di preparazione dei pasti, devono essere presentati in contenitori etichettati conformemente alla normativa vigente.
La nuova disposizione, varata in recepimento di disposizioni europee, vieta finalmente ai ristoratori la pratica del trabocco dell’olio d’oliva. In base a questa legge, gli oli di oliva vergini proposti in confezioni nei pubblici esercizi, messi a disposizione del cliente durante i pasti, devono rispettare pienamente le indicazioni riportate in etichetta ed essere forniti di idoneo dispositivo di chiusura in modo che il contenuto non possa essere modificato senza che la confezione sia aperta o alterata e provvisti di un sistema di protezione che non ne permetta il riutilizzo dopo l'esaurimento del contenuto originale indicato nell'etichetta.
Questo provvedimento rappresenta una conquista per il consumatore o meglio per tutti coloro che, al ristorante, troppe volte si sono trovati ad essere inconsapevolmente raggirati, quando convinti di condire l’insalata con un extravergine d’oliva (anche pregiato, visto il marchio in etichetta) hanno degustato loro malgrado un normalissimo olio di oliva (se non peggio).
Da oggi questo rischio è scongiurato, visto che la violazione della norma sarà punita con una sanzione variabile da 1.000 a 8.000 euro, oltre la confisca del prodotto.
Il meccanismo che impedirebbe la sofisticazione dell’olio, senza che la confezione sia aperta o forzata, però ancora non è stato adeguatamente analizzato da nessuna Autorità e rimangono dei dubbi (più o meno legittimi) sulla sua efficacia.