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Affitti alle stelle, stipendi da fame e disoccupazione incontrollata: Il dramma di una generazione bloccata.  

Le ultime stime, come riporta oggi il Corriere della Sera, mostrano un ulteriore incremento dei costi necessari a lasciare la casa dei genitori a cui i giovani devono far fronte. Due mila euro al mese è, infatti, la cifra stimata dal quotidiano che tiene in considerazione i costi di affitto, sempre crescenti, e delle spese ulteriori.

Per i giovani, le metropoli italiane, sono sempre più ostili, a causa di costi esorbitanti. A Roma e Milano, un appartamento con due camere da letto costa 800-900 euro, a Padova 500, a Catania 360. A queste cifre vanno aggiunti in media altri 100 euro per bollette varie e spese di condominio, 25 per il wi-fi.

Spese folli per la maggior parte dei giovani, che, in media, percepiscono stipendi da fame. Da un analisi pubblicata dal Sole 24 Ore, svolta da Jobricing, l'incrocio di dati Eurostat ed Ocse mostra che i dipendenti sotto i 35 anni incassano uno stipendio di ingresso fra i più bassi d'Europa (23.586 euro lordi, 1.312 euro netti su 13 mensilità), oltretutto eroso in quasi la metà del suo valore dalle tasse (42,4%).

Così è nato il fenomeno della convivenza forzata, di giovani e non più tali, costretti a vivere con estranei in appartamenti che diventano spesso luogo di conflitti, imbarazzo e disagio, spesso testimoniato attraverso il web mediante pagine di social network.

La drammatica situazione è testimoniata da numerosi studi, ultimo quello dell’Istat che mostra come sette milioni di giovani vivono a casa con i genitori anche se lavorano. Gli under 35 non sposati che condividono lo stesso tetto con mamma e papà sono 6,8 milioni e il 62,5% dei celibi/nubili di quella fascia di età. Ma il dato veramente interessante è che di questi, il 31,8% è composta da giovani occupati, quindi con un lavoro stabile.

Se si considera la fascia 30-34 anni, oltre la metà ha un posto di lavoro (55,3%) eppure continua a vivere con la famiglia d'origine.

I dati dell’Istat servono solo a dare un valore quantitativo a una situazione che è allarmante e sotto gli occhi di tutti e non necessiterebbe certo di ulteriori dati statistici per mettere in allarme la nostra classe dirigente. Con un tasso di disoccupazione giovanile al 38.8%, con picchi al Sud tra il 60 e il 65% appare evidente la necessità di un piano shock che rimetta in moto il mercato del lavoro, che porterebbe benefici enormi all’economia nazionale. 

  Il paragone, necessario, con i paesi europei mostra come le economie con un solido mercato del lavoro offrono non solo un sistema pensionistico e di sviluppo più efficace, ma investono sul proprio futuro proprio attraverso i giovani, che riescono ad affermarsi nel lavoro e nella vita privata. Gli scandinavi (disoccupazione giovanile al 7%), ad esempio, vanno fuori casa in media a 22 anni, i francesi (disoccupazione giovanile al 25%) tra i 23 e i 24. Forse la classe politica italiana dovrebbe guardare a come i giovani vengono trattati nel resto d’Europa, invece di ingegnarsi a trovare tristi appellativi per una generazione che si sente bloccata, sfiduciata e sempre più vessata.   

 

 


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